Nella Torre, l'Alchimista mischiava sedici once di sabbia bianca e 480 gocce di Oceano, salmodiando antiche formule.
Fuori l'estate si chinava pigramente a raccogliere soffi di Sole dall'Aria, per donarli all'autunno.
Scendeva la sera, e l'Alchimista non era ancora stanco, il suo lavoro avrebbe dato frutti buoni e ricompense divine.
A mezzanotte udì qualcosa, farsi strada da fuori, portata dal vento, entrare dalla piccola feritoia vicino al soffitto, e posarsi fra gli alambicchi e i vecchi testi di Magia Bianca.
Era una Voce. Una Voce dai riflessi d'Argento.
L'Alchimista la raccolse nel palmo delle mani, e facendo attenzione non si scheggiasse, la poggiò delicatamente al centro del tavolo di mogano sul quale lavorava, in mezzo alla stanza più alta delle Torre.
Ripeté sedici volte il rituale, pronunciando 480 parole arcane. Una Luce si sprigionò dalla Voce, che rispose con armonia di smeraldo.
Merlino sorrise.
Prese la Voce e la infilò con cura nella sacca di seta intessuta con fili dorati. Quindi, per la prima volta da anni, uscì dalla Torre.
Era lunga la strada per Camelot, ma quando fosse arrivato, avrebbe fatto dono al Re di quella Voce.
Ti Amo Samanta
Buon 28 Settembre Amore mio