Getta il tuo pane sulle acque, perché con il tempo lo ritroverai. (Ecclesiaste; 11,1)
Torno a sincronizzare il mio respiro con l’Oceano, ritrovo la grammatica sepolta nella sabbia
-sapendo che era per un attimo; sapendo avrei ritrovato intatte, pure da scorie, e avrei accarezzato ancora, le sue possibili sintassi, dopo l’alluvione-
Rinchiusi in una scatola di ferro, con i disegni di buffi orsi, e pupazzetti erosi dal salnitro tiepido, mezzo metro sotto il moto dell’acqua, delle correnti, pronomi, e verbi, riposano, protetti dallo sguardo insidioso di strisce celesti, tagliate nel cielo da venti lontani.
Benedico la voce che mastica acciaio e catrame, perché ha detto che il Mare è la Madre del Tempo; in quest’attimo strano, sospeso fra spicchi di spuma, mentre nomi e silenzi camminano in fila, o si tengono stretti per mano, misurando la spiaggia
-un profumo di vortici, al largo, mi riempie i polmoni-
sento il flusso magnetico e magico dell’Alta Marea aggredire i cancelli gelati che mi coprono gli occhi, sussurrare alle palpebre chiuse canzoni e incantesimi,
in attesa che dalle mie iridi la Grazia infiammata divampi,
sillabando parole dimenticate,
che diano vita alla vita che attende fra le correnti sottomarine.
La Visione che diventò Donna, la Mia Donna.Buon 28 Febbraio Amore mio.
Ti Amo
Robi