28/12/09
28 Dicembre 2009
25/12/09
Ali d’Acqua IX
Flashback: Il Cancello d’Oro
- Perché sei qui? - chiese l’Arcangelo all’Ondina, che lo fissava coi suoi occhi verde intenso, rimanendo a braccia conserte, parzialmente in ombra sotto l’arcata del Golden Gate Bridge.
- E tu? Anche tu non è un caso sia stato mandato... - disse lei, mentre giocherellava col piede, smuovendo la ghiaia che ricopriva il terreno a ridosso del ponte. A Gabe parve stesse scrivendo qualcosa, o disegnando figure, ma non ne era sicuro, e distolse lo sguardo, tornando a concentrarsi su quegli occhi di smeraldo, profondi ed enigmatici. Non ne aveva mai visti così, nelle Alte Sfere nessuno aveva gli occhi verdi.
- Una missione, un compito... qualcosa del genere - rispose.
- Lo stesso per me.
- Da dove vieni?
La ragazza volse la testa verso
- Credevo fossi di Los Angeles! - scherzò Gabriel, che aveva capito. Era una Figlia di Atlantide. Una delle più belle, probabilmente, si sorprese a pensare. Gracelyn rise a quella battuta.
- E io credevo invece quel posto fosse casa tua, la città degli Angeli... - sorrise. Aveva capito anche lei.
- Shhhh... - Gabe le intimò silenzio, portandosi l’indice alla bocca. C’erano segreti che era meglio non rivelare. Il Leviatano poteva essere in ascolto. E anche il Kraken, a questo punto, perché la presenza dell’Ondina, considerò Gabriel, poteva significare solo una cosa: che la minaccia, stavolta, era doppia. I Servi delle Tenebre stavano per scatenare l’inferno sulla Terra, su ogni fronte, e come il Capo aveva mandato lui, dalle Alte Sfere, così le profondità dell’Oceano si erano aperte, e una delle Figlie dell’Acqua era salita in superficie, e ora lo stava guardando, giocherellando con la punta del piede -o forse scrivendo, o disegnando qualcosa- col ghiaino del Golden Gate Park.
Era la prima volta che un Arcangelo incontrava un’Ondina, e se spesso i Signori della Luce si erano alleati, lo avevano fatto ad alti livelli, collaborando tra loro, e agendo sempre per vie misteriose, difficilmente comprensibili ai loro sottoposti.
- Pensi che il nostro incontro sia un caso? - chiese Gabe, muovendo un passo verso di lei.
Grace si ritrasse istintivamente, poi si fermò, e lasciò che l’Arcangelo si avvicinasse. Quando fu a meno di un metro da lei, rispose:
- Penso sia un miracolo - disse - quello che può salvare il mondo... quello che... - abbassò lo sguardo a terra, e cancello col piede il disegno -o la frase- che aveva tracciato sulla ghiaia.
Gabriel le prese le mani. Tremavano leggermente, ma strinsero le sue, forte, come una promessa silenziosa.
- ...Quello che può salvare il mondo, quello che può dare un senso al mio mondo... - disse l’Arcangelo.
- Quello che sta già dando un senso al mio - disse l’Ondina.
Continuarono a fissarsi negli occhi, in silenzio, per lunghi minuti, mentre l’alba diventava il mattino, e la nebbia si alzava, sopra
Da qualche parte, fra
- Era previsto si innamorassero? - chiese il Signore di Atlantide, battendo lo scettro contro lo schermo incrostato di corallo, che come sempre funzionava quando pareva a lui, nemmeno fosse dotato di propria volontà.
- Non lo so - rispose il Capo delle Alte Sfere, con una risatina sottile.
- Si, certo - continuò il Re dei Flutti, sbuffando - Tu non lo sai... Tu che non sai qualcosa...
- Mettiamola così - rispose il Capo - Gabriel e Gracelyn sono le controparti Luminose di Leviatano e Kraken. Il loro amore potrà unirli ancora di più, nella battaglia, garantendo maggiori probabilità alla vittoria finale.
- Tu parli sempre per enigmi... ce la faranno quei ragazzi? - Il Signore di Atlantide si lisciava la lunga barba, pensoso.
- Sei preoccupato per tua figlia, Poseidon?
- Si, certo, ovvio! Che domanda! Sarei un incosciente se...
Il Capo sorrise, e lo schermo, per una volta, stabilizzò l’immagine, che parve diventare tridimensionale, nella sala comandi di Atlantide.
- Non preoccuparti - disse il Capo delle Alte Sfere - sono in gamba quei due ragazzi. I migliori. E questo, lo so per certo, credimi.
- Un atto di fede?
- Una promessa da Dio a dio.
Buon Natale a Tutti i Mondi
19/12/09
Ali d’Acqua VIII
di Robi e Samy California
Fissava l’orizzonte, quella linea indefinita che era mare, ma era anche cielo, laggiù, in fondo allo spazio senza confini che circondava
Fissava l’orizzonte, Gracelyn, con il vento a sussurrarle canzoni fra i capelli, e la lunga gonna verde che accarezzava la nuda roccia ai suoi piedi.
Era serena, come sempre quando si trovava in quella dimensione fra sogno e materia, ma un’ombra di inquietudine le ombreggiava la linea perfetta delle sopracciglia, sopra gli occhi color smeraldo, dentro cui si riflettevano le prime scintille dell’aurora. L’incontro col Kraken, pochi istanti prima, secoli secondo le percezioni di quella dimensione sospesa, l’aveva turbata.
Una vaga luminescenza, che pareva scaturire direttamente dalla roccia ai suoi piedi, l’avvolse, lentamente, mentre saliva e cresceva in dimensioni, circondandola, seguendo la linea del suo corpo, addensandosi all’altezza del petto e delle braccia, formando una figura che ricordava delle ali di luce diafana.
La figura si fece più definita, le ali la cinsero in un abbraccio dolce e pieno di calore, e Gracelyn salutò Gabriel, con un bacio pieno di mille parole non dette.
- Ciao amore - disse l’Ondina.
Gabe rispose al saluto con un sorriso pieno di gioia trattenuta. Qualcosa, evidentemente, preoccupava anche l’Arcangelo. Grace l’aveva percepito, ancora prima di chiamarlo nella Spiaggia Bianca, grazie al loro legame telepatico, e immaginava quale fosse la causa di quell’inquietudine.
- L’hai visto? - chiese Gabe.
- Si.
Gabriel annuì, prendendola per mano, e accompagnandola sul divano, dove si sedettero. Grecelyn appoggiò la testa sulla spalla del suo Angelo, cingendolo col braccio.
- Ho sentito uno strappo nel nostro legame - riprese Gabriel - e per un momento...
- Quando quel mostro ha aperto il suo occhio - lo interruppe lei, premurosamente - ho perso i miei poteri telepatici.
- Si, l’ho pensato subito... quando poi il legame si è stabilizzato di nuovo... grazie al Capo...
Grace rise, con la sua voce d’argento piena di sfumature - Dici sempre così? “Grazie al Capo”? - riusciva sempre, con una battuta, a tranquillizzarlo.
Gabe sorrise a sua volta - Deformazione professionale.
Rimasero per un attimo in silenzio, poi Gabe le chiese:
- Cosa ne pensi? Voglio dire? Perché ora? Perché quest’alleanza fra Kraken e Leviatano? E perché noi? Perché tocca a noi due affrontarli?
A quella domanda Grace si sollevò dal petto di Gabe, poggiando il gomito sul divano, e fissandolo con aria preoccupata.
- Kraken e Leviatano... – disse pensosa - ...credo che la loro alleanza arrivi da qualcosa di più grande. E’ il loro Capo che li ha messi insieme, Gabe, perché sono i due esseri più malefici e distruttivi che ha creato. Ha fatto proprio come hanno fatto i nostri Capi, si sono alleati unendo le loro forze, che poi è un unica forza, quella del Bene. Non so perché abbiano scelto proprio noi, forse perché siamo i più tenaci, il male non ci ha mai spaventati e non abbiamo mai mollato, finché non abbiamo portato a conclusione le nostre missioni...
Gabe vedeva nei suoi occhi tutto lo sgomento che l’Ondina aveva provato, alla vista del Kraken e quello che il Mostro aveva cominciato a fare, in fondo all’oceano, e la guardava con tenerezza, come se volesse dirle che a proteggerla ci sarebbe stato lui, col suo amore, oltre che con la sua spada. Ma non poteva, non quella volta. Quella volta, lo sapeva benissimo anche lui, la situazione era diversa da tutte le altre. Non disse niente, e la attirò a sé, stringendola.
- Che succederà se stavolta non riusciremo a sconfiggerli, Gabe? Il Male ha scelto il momento adatto per non fallire nel suo intento. Il mondo cade già a pezzi da solo, basta scuoterlo un po’ e crollerà del tutto. Dare il colpo di grazia adesso è più facile che mai...
- Ce la faremo amore – le disse, dandole un bacio sulla fronte – Noi siamo i buoni, e i buoni vincono sempre, alla fine…
Grace alzò gli occhi e gli sorrise; pensò che Gabe fosse incredibile, riusciva sempre a rassicurarla e a darle la forza necessaria per fronteggiare le difficoltà, anche quando avvertiva le stesse paure e le stesse incertezze che turbavano lei.
- Sì amore, ce la faremo. Perché a lottare siamo noi due, noi due insieme. E questo basterà.
Grace gli diede un bacio e sorrise ancora, quelle poche parole di Gabe l’avevano resa fiduciosa, e i dubbi e le paure che aveva avuto alla vista del Kraken erano spariti. Perché con lei c’era Gabriel, e insieme avrebbero trovato il modo di vincere anche questa ennesima battaglia, che probabilmente era la più difficile di sempre.
Si strinse nel dolce abbraccio del suo Arcangelo, e chiudendo gli occhi si lasciò cullare dai battiti del suo cuore.
10/12/09
Ali d’Acqua VII
Il Leviatano
Dopo aver scattato le ultime foto, Gabriel si allontanò dalla scena del disastro, diretto all’auto. Mentre riponeva l’attrezzatura, rifletté sul senso di quello che aveva visto: la prima, palese manifestazione del potere del Leviatano, talmente palese, pensò, da non potere essere fraintesa. Era un messaggio, chiaro, limpido e a tutto volume, diretto a lui, e attraverso lui, ai Piani Alti. Diceva, in sostanza: “eccomi, sono sveglio, e sono qui. A voi la prossima mossa!”, seguito da una risata sinistra che Gabe poteva sentire chiaramente risuonare fra i pezzi di carne maciullata, e i brandelli di edifici rimasti, dopo il passaggio del Mostro.
Da quando aveva accettato la sua missione terrena, ne aveva viste di scene da far rivoltare lo stomaco: attentati, massacri seriali, incidenti di colossali proporzioni, ma in quello che si era appena lasciato alle spalle c’era una pianificazione, una malvagità talmente sottile, che anche un Arcangelo poteva, per un momento, sentire il bisogno di appoggiarsi a una parete, e chiudere gli occhi, in attesa che il senso di nausea passasse.
Doveva a questo punto rendersi conto in maniera più precisa, di quanto la minaccia del Leviatano fosse prossima al suo pieno manifestarsi, e quanto il Leviatano stesso fosse vicino.
Chiuse la portiera dell’auto e, a piedi, si diresse verso un vicolo abbastanza stretto, scuro e appartato, perché potesse dispiegare i suoi poteri senza che sguardi indiscreti spiassero le sue mosse. Con un ultima occhiata intorno, richiamò a sé
Lentamente una luminosità diafana lo circondò, localizzandosi dietro le sue spalle, e rimanendo in sospensione, come una nebbia vagamente fluorescente, che formava un vago disegno di ali. L’ombra di quelle a cui, accettando la missione, e l’amore di Gracelyn, aveva rinunciato, allo stesso modo in cui l’Ondina, contraccambiando quell’amore, si era metamorfizzata in una creatura con due gambe, al posto della pinna caudale.
Una volta che la luminescenza rimase stabile, dietro le sue spalle, Gabriel si alzò in volo, raggiungendo in breve un’altezza sufficiente per vedere, sotto di sé, tutta San Francisco.
Nel suo cielo, a poche centinaia di metri dalle nuvole, Gabe si sentiva a casa, pienamente conscio che quella consapevolezza proveniva da molto più alto, dalla Grazia che scorreva per sempre nelle sue vene, ed era un suo retaggio naturale, e anche se non avrebbe più ammirato
Gabriel sorrise, anche quegli occhi erano casa sua, ormai, la casa più bella avesse mai avuto.
Ma l’amore doveva aspettare, ora. C’era una questione da prendere in considerazione, coinvolgente il destino del Pianeta che era stato chiamato a proteggere.
Abbassò lo sguardo verso quel reticolo di linee intersecate color grigio chiaro, con chiazze bianche, verdi e azzurre, che era San Francisco vista da
Queste considerazioni occuparono la mente dell’Arcangelo per lunghi istanti, e Gabriel si meravigliava sempre di quanto, pur perfettamente congegnato, quel mondo era dotato di un libero arbitrio, talvolta utilizzato in maniera obliqua, ma pur sempre il dono più grande che ogni struttura dell’universo potesse ricevere. Molti dei settanta pianeti del multiverso erano governati dalla fredda causalità, o dalla stasi.
Interrompendo il flusso dei pensieri, Gabriel si concentrò per vedere oltre l’apparenza, spogliando il panorama cittadino che si stendeva sotto di lui dagli orpelli superficiali. Nei fumetti potevano chiamare questa capacità “vista a raggi X”, o qualcosa di altrettanto pittoresco, ma non era così che funzionava. In realtà, la vista di Gabriel penetrava dentro la struttura stessa della materia, riuscendo a mettere a nudo qualunque cosa stesse disconnettendone il tessuto.
E quella cosa, nella fattispecie, era il Leviatano.
Si stendeva sotto la città, coi suoi tentacoli proteiformi, continuamente cangianti, pieni di bolle d’antimateria pronte ad essere convogliate nella realtà sovrastante, asportandola completamente, com’era appena successo, e nel modo che le foto che aveva scattato avrebbero reso ancor più sinistramente chiaro, una volta sviluppate.
Sembrava dormire, il Mostro, ma Gabriel sapeva che non era così. Piuttosto attendeva un segnale, qualcosa che gli desse il via, e lo incitasse a liberare ancora il suo potere distruttivo contro quella città, quel pianeta. Un fulgore bianco scintillò per un attimo nella mano destra dell’Arcangelo, prontamente spento con un piccolo sforzo di volontà da Gabe. Non era il momento per far brillare
Il Leviatano era perfettamente immobile, e Gabriel ne ammirava, in qualche modo affascinato, la perfetta simmetria non euclidea dei tentacoli, della testa allungata e terminante a punta, coi tre occhi chiusi da palpebre seriche e umide, di colore giallastro. Pensava a come sarebbe stato facile, ora, piombare giù in picchiata, attraversare il reticolo della realtà dove il Mostro si era innestato, e colpirlo nel terzo occhio con un colpo perfetto della sua spada divina. Ma non era il momento, e anzi, quello rischiava di rovinare tutto, perché i poteri antimaterici del Leviatano sarebbero stati trasferiti al Kraken, con effetti devastanti.
Fu proprio in quel momento che percepì uno strappo nel legame telepatico che costantemente lo teneva in empatia con Gracelyn. Come se... Gabriel scartò quell’ipotesi, più per l’orrore insito nella possibilità che per reale convinzione. L’Ondina non poteva essere... non era possibile che... per lunghi istanti i pensieri dell’Arcangelo innamorato vagarono, privi di coordinate, mentre la brillantezza delle ali diventava più forte, e a tratti
Finché, con un sospiro di sollievo, accolse il ritorno del segnale empatico, che ronzò come il canto di un’allodola nella sua mente. Grace era viva, grazie al Capo!
Ma qualcosa doveva esserle successo, in quei brevi momenti, probabilmente aveva perso i suoi poteri telepatici, e la causa poteva essere una sola: l’Ondina si era trovata a tu per tu col Kraken.
Dovevano parlare. E subito anche. Non aveva finito il pensiero, che udì il familiare richiamo di Gracelyn, simile a un canto, che preannunciava un incontro alla Spiaggia Bianca, dove lei lo stava già aspettando, e dove lui, chiudendo gli occhi, e aprendo il varco dimensionale, si diresse, senza perdere un solo istante.