I loro piedi increduli saggiavano la matericità della Spiaggia, consci di essere lì, per la prima volta, e che era sabbia quella che toccavano, bianca e consistente. Pietra erosa dal vento dei millenni, per loro, solo per loro.
Gabe si voltò verso l’Oceano da cui erano appena emersi, e riconobbe le linee delle Onde, il cui canto silenzioso tante volte aveva ammirato, abbracciato al corpo astrale di Grace. L’Ondina era al suo fianco, e gli stringeva la mano. Tremava, quella mano, era di carne e sangue e tendini e muscoli. L’aveva stretta sotto il Golden Gate, l’aveva tenuta contro il suo petto, giurando di non lasciarla mai. Ora era stretta alla sua, nella Spiaggia Bianca dove le loro impronte, finalmente, lasciavano traccie sulla sabbia.
- Realtà... - mormorò l’Arcangelo, guardandosi intorno, con un sorriso pieno di emozione.
- ...fatta Sogno - concluse Gracelyn, stringendogli ancora più forte la mano.
Camminarono senza dire altro, verso il divano rosso, che li attendeva poco distante dalla battigia. Melville il gabbiano, appena tornato da un volo di ricognizione, li aspettava, e fece loro posto, mettendosi sulla spalliera. Si sedettero, senza che le loro mani si lasciassero.
Il tessuto - impossibile dire cosa fosse, anche se al tatto sembrava pelle - era morbido e fresco, come anche l’aria intorno a loro. Un Paradiso ritrovato, o scoperto per la prima volta. In cui rimanere per sempre.
- Ma siamo veramente qui? Con i nostri corpi materiali, voglio dire? - chiese Grace, toccando con le dita la mano di Gabriel, stretta nella sua.
- Si, siamo proprio qui - rispose l’Arcangelo - finalmente possiamo sentire la brezza che ci accarezza, portandoci il profumo del mare. E il rumore delle onde, ora, copre le parole sussurrate.
- Secondo te c’è un perché?
- Non lo so... non può essere un premio, perché il nostro compito non è ancora finito. Chissà cosa accadrà ora... - disse Gabe.
Gracelyn chiuse gli occhi, e sospirò profondamente - L’Apocalisse- rispose.
- Già, soprattutto se noi rimaniamo qui...
Il Kraken e il Leviatano erano scatenati, il pianeta si trovava sull’orlo di una crisi epocale, forse definitiva, e loro erano stati mandati per compiere una missione.
Gabe si alzò in piedi, e fissò l’Oceano. Sospirò a sua volta, poi si voltò verso l’Ondina, che era rimasta distesa sul divano, con le gambe piegate, e la testa poggiata sulle braccia, fissandolo con uno sguardo indefinibile.
- Michael mi ha dato la chiave per la soluzione - disse l’Arcangelo - un paradosso scientifico.
- Forse la nostra presenza qui è legata a questo... - mormorò Grace, quasi a se stessa.
Gabriel raccontò con pochi, veloci tratti quello che lui e il fratello Celeste si erano detti, a San Francisco, prima di volare per liberarla dalla stretta morsa delle rocce, tremila metri sotto la superficie del mare.
- Cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia. E il risultato è già scritto, i mostri non possono vincere. Quindi...
- Ci sono! - esclamò Gracelyn, stringendogli la mano - Dobbiamo scambiarci gli avversari! Tu il Kraken, io il Leviatano.
- Già, è proprio quello che mi ha suggerito Michael... - le rispose sorridendo Gabe.
- Si, ma dovremo farlo rimanendo qui. Saranno i nostri corpi astrali a raggiungere la dimensione terrestre e...
- ...e noi li guideremo. Da qui. Dalla Spiaggia Bianca.
Melville lanciò un grido, che ai due prescelti parve pieno di sardonica gioia.
Gracelyn osservava il corpo del mostro riverso di fronte a lei. Non era stato difficile. Aveva creato una serie di campi di forze che avevano imprigionato le bolle di energia del Leviatano, costringendole a implodere, e questo aveva esaurito le forze del colosso, che si era lentamente accartocciato su se stesso, fino a diventare una massa secca e contorta di materia inerte. Non era stato difficile, solo un po’ di sudore e un leggero mal di testa, che un soffio d’aria fresca avrebbe mandato via.
La Spada brillava nella mano di Gabriel, luminosa e tinteggiata di rosso. Il Kraken, col suo unico occhio squarciato e sanguinante, rantolava ai suoi piedi, cercando, con un ultimo guizzo, di capovolgere le sorti dello scontro.
- Non puoi combattere quello che non riesci a vedere - mormorò l’Arcangelo - e tu non hai mai visto la Luce, aberrazione infernale!
Falciò l’aria con la Lama Divina, tranciando di netto la testa del mostro, che rotolò via, lasciando dietro di sé una scia di liquido nerastro.
Gabriel alzò lo sguardo al Cielo, aprì le sue ali, e volò via, in un lampo di Luce bianca.
Chuck sedette sul ponte della barca, con la testa pesante, ma felice. Raphael e Michael, prima di volare via gli avevano spiegato cosa fosse accaduto, rassicurandolo sulle sorti di Gabe e Grace, e su quelle della sua città. Finalmente i pensieri non gli urlavano più nel cervello. Finalmente tutto era calmo, e sereno, e pacifico. A Sidney era ripresa la caotica vitalità di sempre. Pensò alla sua famiglia, che lo aspettava, poteva sentirli, con la coda della mente. Per loro, come per il resto del mondo, il tempo era tornato all’istante precedente il Disastro, cancellando ogni traccia delle devastazioni, anche dalla memoria. Chuck sorrise, e si preparò ad andare a casa.
C’era una cosa che Devereaux non aveva mai capito. E non avrebbe mai capito, ma di sicuro era importante, per comprendere la vera natura della sua enigmatica Direttrice: perché non l’aveva mai vista bere, e perché non portava mai scarpe coi tacchi alti.
- Mysteriès des femmes... - mormorò, scuotendo la testa.
- Tu lo sapevi! - sbottò Poseidon, battendo col pugno sul piano del terminale video, e lanciando una sonora risata, che riempì le stanze e i corridoi di Atlantide, facendo vibrare l’acqua dove Sirene e Tritoni nuotavano pigramente.
- Si. Ma è come un film che ti è piaciuto particolarmente - rispose il Capo - anche se conosci il finale, mantieni sempre una certa... sospensione dell’incredulità, per gustartelo ancora, e ancora, e ancora...
Poseidon socchiuse gli occhi, fissando la faccia dall’altra parte del video - Dimmi un po’ – disse - quando finirà il Mondo?
- Chiedi troppo - ridacchiò il Capo - domanda di riserva?
- Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?
- A fare qualche set di tennis? No, meglio di no... sono troppo vecchio per queste cose. Meglio un caffè.
- Si, ma solo se offri Tu! - disse il Signore di Atlantide, alzandosi dalla poltroncina.
- Mi sembra il minimo, dopo tutte le emozioni che ho fatto patire al tuo cuore stagionato!
Michael giocherellava coi bottoni della sua giacca di pelle nera -un regalo di Gabe, per la maturità - e rimaneva stranamente in silenzio.
- Cos’hai? - chiese Raphael - Mi sembri triste.
- Non è tristezza... - lo rassicurò il giovane Arcangelo - sto pensando...
L’Arcangelo Maggiore si avvicinò al compagno, e gli mise una mano sulla spalla - E a cosa pensi?
- All’Amore, Raphy, all’Amore... - disse Michael, sollevando lo sguardo. Il cielo era sgombro da nuvole, e il sole del primo pomeriggio si rifletteva sulla superficie della Baia. San Francisco era tornata alla sua consueta frenesia, tutte le tracce della distruzione arrecata dal Leviatano, scomparse, come mai avvenute.
- L’Amore, già... - mormorò Raphael, sorridendo - ...una cosa strana, dicono.
- Si, l’ho sentito dire anch’io. E vedo Gabriel come lo vive... ma non capisco... - disse il giovane, scuotendo le ali - Come funziona? Come ci si innamora? Tu che hai più esperienza, dimmi... sei mai stato...
Raphael lo interruppe con un cenno della mano, poi indicò un punto a un centinaio di metri da loro - Guarda! - disse.
Proprio sotto il Golden Gate, illuminata da un raggio di sole che si faceva spazio in mezzo all’ombra della struttura metallica, brillava una conchiglia a forma di stella.
- Bella... - disse Michael, con indifferenza.
- No - ribatté Raphael - è magnifica.
Michael guardò l’Arcangelo Maggiore, poi la conchiglia. E comprese: era vero. Non era bella. Era una magnifica meraviglia. Creata senza un apparente motivo, senza niente da capire. Meravigliosa e basta. Come l’Amore.
Le onde lambivano pigramente la sabbia della battigia. Gabe e Grace, abbracciati in silenzio sul divano, si scambiavano l’Amore con gli sguardi. Melville si alzò in volo, lasciandoli soli, e come era stato scritto, il Sole tramontò, e per la prima volta fu la Notte, accompagnata da melodie astrali cantate dalla Luna, con il suo coro di Stelle, sulla Spiaggia Bianca.
FINE
So It must be…
Auguri Samanta
Buon San Valentino
Amore mio
Ti Amo
il Tuo
Roberto